Il 12 ottobre 2024, sono stato insignito della Toga d’Onore, un riconoscimento che premia i migliori giovani avvocati, ossia quelli che hanno ottenuto il voto più alto negli esami di abilitazione professionale.
Questo traguardo ha rappresentato non solo un motivo di orgoglio personale, ma anche uno stimolo a proseguire con dedizione e passione il mio lavoro, portando in alto i valori e la tradizione dell’Avvocatura partenopea.
L’esperienza più toccante che abbia vissuto come difensore è stata in occasione di un procedimento penale in cui mi trovavo a difendere un ragazzo dall’accusa di violenza sessuale. Egli, in particolare, era accusato di avere “tentato” di dare un bacio ad una ragazza, contro il suo consenso.
Tale procedimento, dal primo momento, mi ha posto in una tremenda tensione: la norma violata, l’art. 609 bis c.p., prevede una pena per tale reato che va da sei a a dodici anni di reclusione; e ciò anche solo per un bacio “non voluto”.
Dall’altro lato, procedimenti del genere, fanno sentire all’avvocato tutto il peso del suo ruolo: per l’opinione pubblica, non difendi un cittadino ma un “colpevole” (già prima del processo) che vuole farla franca! E forse, se sei disposto a farlo, non sei diverso da lui.
Grazie ad un attento studio degli atti e ad una strategia difensiva attivata dal primo contatto con gli inquirenti, siamo riusciti a dimostrare, già in fase di indagine, che questo bacio non si fosse mai verificato. Si trattava, a ben vedere, di una forma di ripicca, ordita dalla querelante, per “vendicarsi” nei confronti del mio assistito. Procedimento archiviato.
La miglior strategia da adottare è quella di evitare di pensare di avere una strategia vincente.
Ogni processo è una storia a parte, meglio non credere di avere troppe certezze.
Faccio sempre uno studio molto approfondito degli atti e della disciplina di riferimento, anche se magari la conosco già.
Cerco di capire se è il caso di difendersi NEL processo o è meglio difendersi DAL processo: se la situazione è infausta per il mio assistito, opto da subito per definizioni alternative del procedimento, minimizzando le conseguenze penali di ogni tipo.
In aula, cerco di parlare il meno possibile e solo se ritengo di avere qualcosa di utile da dire. Scrivo sempre quello che devo affermare: meglio fare in modo che nulla vada perso!
Non ho mai smesso di studiare.
Nel 2020 ho frequentato un illuminante Master alla LUISS school of LAW, sul “diritto penale di impresa”. Tale opportunità formativa mi ha conferito una forte preparazione in materia di criminalità economica. Attualmente, grazie alle conoscenze apprese, mi muovo agevolmente nei settori più di “nicchia” dei penalisti partenopei: reati societari, fallimentari, tributari e responsabilità amministrativa degli enti, dipendente da reato, sono il mio pane quotidiano.
In questo ultimo ambito, ossia la responsabilità ex art. 231/2001, ho effettuato delle pubblicazioni scientifiche e sono tutt’ora al lavoro per approfondirne taluni aspetti particolarmente problematici.
Nel 2020, in pieno primo lockdown, mi sono dedicato ad un tipo di attività “nuova” che mi ha dato molte soddisfazioni. Molti imprenditori, con cui ero in contatto per ragioni di lavoro, mi chiamavano sempre più spesso, preoccupati dalla possibilità di incorrere in sanzioni, a causa della disciplina emergenziale. In quel periodo, infatti, tra decreti legge, DPCM, ordinanze ministeriali e ordinanze dei presidenti delle Regioni, per il cittadino comune era troppo facile incorrere, inconsapevolmente, in sanzioni. In particolare, gli imprenditori degli eventi, ossia quei particolari ristoratori che lavorano per gli eventi privati (battesimi, comunioni, matrimoni, diciottesimi ecc. ecc.) si trovavano a non avere nemmeno una disciplina di settore: le norme si riferivano spesso solo ai “ristoranti” o alle “sale da ballo”, senza disciplinare questo settore che si trovava nel mezzo, offrendosi sia servizi di ristorazione che di intrattenimento. Insieme a tali imprenditori creammo una “associazione di categoria”, raccogliendo molti consensi, e riuscimmo, grazie ad una interlocuzione con la Regione Campania, ad ottenere finalmente un riconoscimento del settore, con uno specifico protocollo. Da quel momento, mi sono dedicato alla mia attività primaria: consigliare a tali miei nuovi assistiti, cosa fare e cosa “non” al fine di poter lavorare nel pieno rispetto della normativa anti-contagio.